La Grande Corsa bianca, la gara più impegnativa dell’inverno europeo, raddoppia: al tradizionale percorso da 170 km si affiancherà un tracciato da 80 km (2.600 m D+). La notizia non può che far piacere a tutti gli amanti del brivido (in questo caso in senso letterale) ai quali la distanza maggiore incuteva troppa soggezione, ma c’è da star certi che anche così non sarà uno scherzo.
Dal 9 all’11 febbraio tra i monti della Val Camonica (BS) il Generale Inverno sarà un giudice severo: gelo, neve e giornate brevi sono garantite anche in caso di meteo favorevole. Se poi si aggiungessero vento, nebbia e neve fresca, arrivare a Ponte di Legno e conquistare il premio finisher sarà un’impresa.
“Abbiamo voluto aprire le porte della nostra avventura a un numero più ampio di appassionati”, racconta Marco Berni, organizzatore della gara, “senza però snaturarla. Il percorso non sarà oggettivamente troppo duro, e se il clima sarà clemente sarà per lunghi tratti pedalabile, per la soddisfazione di chi deciderà di affrontarlo in sella a una fat-bike”.
Come al solito si potrà partecipare alla Grande Corsa bianca a piedi, con gli sci o la fat-bike, con la possibilità di scegliere la formula fino a poco prima del via, ma non strada facendo. Sarà importante valutare bene le condizioni del percorso, dunque, anche se le classifiche saranno separate. “Ai partecipanti della 80 km non chiederemo il curriculum agonistico, indispensabile invece per chi si iscrive alla gara più lunga”, dice ancora Berni, che aggiunge: “E’ importante che i concorrenti siano consapevoli di quello che li attende e ben preparati. Per questo il curriculum deve evidenziare in primo luogo l’esperienza e la capacità di confrontarsi con un ambiente ostile come la montagna d’inverno”.
Ostile, certo. Ma magico. I concorrenti della fortunata edizione 2016 ricordano ancora con meraviglia le notti rischiarate dalla luna piena, i lunghi tratti panoramici sui pianori d’alta quota, l’accoglienza nelle malghe sommerse dalla neve e aperte solo per l’occasione. Ma soprattutto le tantissime ore trascorse nel silenzio più assoluto.
Un’ulteriore difficoltà è data dal peso dello zaino: la lunga lista del materiale obbligatorio – che comprende tra l’altro sacco a pelo -20° e ARTVA – fa lievitare la zavorra da portare sulle spalle fino a circa 10 kg per i corridori. Ancora più pesante il fardello per gli skialper che per di più camminano con gli scarponi. Ma la sicurezza non è un optional, e una prolungata sosta forzata quando il termometro è ben al di sotto dello zero può determinare conseguenze gravissime. “Per essere ancora più rapidi in caso di necessità abbiamo perfino acquistato un quad”, rivela ancora Marco, “che servirà anche per battere (ed eventualmente ribattere) la traccia e portare in quota il materiale utile per l’assistenza dei concorrenti”. Sarà l’unico rumore che i concorrenti sentiranno lontano dai paesi. Scommettiamo che non sarà poi tanto sgradito?